Sono un’interior designer , formata presso l’università italiana più conosciuta al mondo: lo IED di Milano.

Sono specializzata in interni domestici e pratico questa professione dal 2009.


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Silvia Orlandi

 

Quattro chiacchiere con Elisabetta Rizzato di Italian Bark, la trend forecaster che prevede il futuro delle mode

 

Blog di design e arredamento dai tempi in cui non era ancora una tendenza farlo, Italian Bark (dall’inglese “to bark”, abbaiare, scelto semplicemente per via del suono e della parola che ben si adattava a nome di un sito) negli anni è diventato un punto di riferimento del settore, per i professionisti ma anche per gli amatori; la sua fondatrice veneta, Elisabetta Rizzato, un mesetto fa ci ha fatto un grande regalo: è venuta a far due chiacchiere con me nella mio studio virtuale del mio canale IGTV (potete trovare il video della chiacchierata qui). Ero molto emozionata di averla mia ospite, ma Elisabetta si è concessa in modo spontaneo e naturale, come probabilmente è abituata in ogni ambito della sua vita.

 

Ero molto emozionata perché, diciamocelo, Italian Bark ha rappresentato un mio mito personale, denso di ispirazioni: l’ho scoperto alcuni anni fa quando cercavo approfondimenti sulle ceramiche effetto seminato veneziano, ed è stato amore a prima vista.

Clicca qui per rivedere la diretta

 

 

momenti della diretta Instagram

Elisabetta Rizzato

Architettura e trend forecasting: come e perché è nato Italian Bark, il sito di design che guarda al futuro

Elisabetta oggi è un architetto, specializzato in design di interni, e si dedica alla progettazione, alla cura del blog che è diventato un lavoro a tempo pieno, e soprattutto al trend forecasting, espressione inglese usata per quei professionisti che ricercano, come segugi da tartufo, le tracce e gli indizi che suggeriscono le mode nel futuro. Mestiere affascinantissimo e che prevede una grande ricerca, su tanti ambiti della vita, dei costumi, del quotidiano.

“L’evoluzione da architetto di interni a trend forecaster, ricercatrice di tendenze, è stato un percorso progressivo, nel senso: non è che mi sia svegliata un giorno e abbia deciso “Cambio lavoro!”. Ricercare tendenze è sempre stata una mia passione, fin dai tempi dell’università, e ho aperto il blog per questo: era un modo per condividere le ricerche che ho sempre fatto. Da lì ho cominciato a viaggiare molto, visitare fiere, realtà ed aziende, e il mio lavoro si è evoluto così, in modo molto naturale. Quindi adesso oltre a progettare interni, e curare il blog, faccio consulenze di questo tipo per aziende di settore. Ho sempre voluto fare questo lavoro, ma non sapevo nemmeno che esistesse!”

Così, attraverso un blog fondato otto anni fa come semplice strumento di condivisione di una passione collegata al suo lavoro, Italian Bark circa cinque anni fa è diventato un lavoro vero e proprio, e lo resterà nonostante la cosiddetta “crisi dei blog” di cui si parla oggi in ambito digitale: perché se è vero che molti social media, come Instagram o Pinterest, rappresentano un’immediata fonte di ispirazione, quando serve realmente approfondire un tema Italian Bark resta una fonte che non teme rivali.

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Le fasi di un progetto di design di interni: l’importanza del briefing e della ricerca

Il blog di Elisabetta mi è servito molto per approfondire le curiosità: la ricerca nel mio lavoro è una parte molto importante per me, che precede il design concept e  la progettazione vera e propria, e per un ricercatore Italia Bark è certamente una fonte da tenere assolutamente in considerazione.

Il briefing col cliente però resta una priorità da cui possono derivare molte ispirazioni: basta anche una sola frase.

L’approccio di Elisabetta è molto concreto, pur dando ampio spazio alla ricerca: “ Nei progetti vorrei che contasse molto di più, e a livello concettuale è così: ma nella realtà dei fatti spesso conta di più parlare col cliente, capire da loro cosa cercano, di che cosa hanno bisogno, i loro gusti, e poi da lì arrivare al progetto. Il briefing, questo è importante per me, ho un approccio molto pratico alla progettazione. Tuttavia è molto diverso parlare di progettazione di spazi residenziali o commerciali: per una casa ascolto molto di più il cliente, perché essendo lo spazio in cui dovrà vivere è bene che sia molto più legato al suo gusto e ai desideri. Mentre uno spazio commerciale è un po’ più libero, da più spazio alla ricerca”

 

Anticipare i trend: non una cosa semplice, ma, come accennavo, molto affascinante. Fa pensare a certe qualità quasi soprannaturali, l’intuito primordiale dei veggenti di altri tempi, e al tempo stesso richiede grande abilità tecnica.

“All’inizio ero guidata più dall’intuito, poi ho seguito molti corsi. Il blog nel trend forecasting è la parte finale. Se devo fare una consulenza per un cliente la parte di ricerca è molto grande, prende tantissimi campi, dal design, al food, alla moda, al prodotto, al periodo storico che si sta vivendo, le tecnologie che si sviluppano. E questo è vero soprattutto quest’anno. Scopri che ci sono cicli che si ripetono e questo mi appassiona tantissimo”.

Le moodboard di Italian Bark: colore e matera per unire le cose

Una delle cose che mi piace di più di Italian Bark è il suo modo di concepire le moodboard di arredamento: collegano in modo unico materiali e colori.

“I materiali mi ricordano molto le cose, come fossero indizi, sensazioni: uno dei miei preferiti è il legno; mentre il vetro non lo metterei mai in casa mia: mi piace, lo uso nei miei progetti, ma non ho molta affinità; è questione di gusto, sensazioni. Nelle mie moodboard i materiali e i colori sono sempre in prima linea, il colore soprattutto: sono elementi che legano tante cose, mode, stili di vita, geografie, culture diverse (perché ognuno ha una percezione diversa dei colori), emozioni. Il colore riesce a mettere insieme elementi apparentemente distanti”.

Come un fil rouge: l’abbiamo notato tante volte insieme, anche con le mie moodboard, non trovate? Certo, io tengo presente la proporzione per me aurea degli accostamenti cromatici: 60:30:10. Ma ciò che conta in una moodboard è l’intuito personale.

“Nella progettazione di interni, si sa, usi un certo numero massimo di colori, per abbinarli non ci sono chissà quali regole. Ma nella pratica è tutto molto intuitivo e naturale, altrimenti faremmo tutti le stesse cose: il designer si fa una sua cultura personale, anche dai suoi viaggi. Bisogna usare le mani, abbinare, accostare”.

 

Progettazione in era post Covid: come cambierà la casa secondo Italian Bark

Progettazione casa post Covid: tema attualissimo e scottante, per certi versi. La pandemia ha cambiato in modo irreversibile le nostre abitudini e necessità, perciò è impossibile non porsi questa domanda: come cambierà la concezione della casa da adesso in poi?

“Una delle cose di cui sto scrivendo è il tema “benessere”, progettare design per il benessere; era un tema presente già da prima, ma adesso è importante: benessere fisico, inteso come salute, benessere mentale. I colori in questo possono aiutare, ma anche i materiali, le forme, e la tecnologia: cambiamenti importanti che ci saranno anche dopo”.

La pandemia ci ha costretto a considerare maggiormente il benessere come priorità, ma ha anche legato di più l’uomo alla casa: se prima era concepita come mero rifugio notturno, tra smart working e allenamenti indoor, la si vive molto di più. Si parla infatti oggi di design olistico, argomento che nella progettazione della case del futuro bisognerà tenere in conto.

“Sì, è un argomento che rientra nel macrotrend del “benessere”. Ci sono diversi filoni di tendenze che si stanno sviluppando: il ritorno al passato, di tradizioni, colori, stili che torneranno, ad esempio, è uno di questi filoni; il digitale ed il futuro nelle abitazioni sono un altro: comprenderanno altri colori e atmosfere, forse non subito, non tra un anno o due, ma di sicuro tra cinque lo vedremo”.

E come ha cambiato tutta questa digitalizzazione il nostro lavoro di designer di interni?

“La digitalizzazione ci sta alienando. Per questo sono tornata nel mio lavoro al disegno a mano: stiamo tantissimo tempo al computer, al telefono. Disegnare a mano è una necessità per me, credo psicologica. Ci sono troppe cose adesso, bisogna in qualche modo fare qualche passo indietro”.

Un ritorno al passato in un’era iper-digitale, un bisogno di ritrovare il contatto tattile con questo lavoro: anche per me è come se il collegamento tra encefalo e carta col disegno sia più immediato. E voi, cosa ne pensate?

 

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